'ndu chiano SUL CASTELLO ( luca mazzella)

Come dicevano gli antichi : n'du' chiano...ossia la grande piana che si estende lato levante nel Castello d'Ischia.Fino al 1825 circa su questo pianoro si estendeva il quartiere residenziale piu' esclusivo dell'antica cittadella, ma con gli eventi bellici del 1809 , antichissimi edifici medioevali furono distrutti e danneggiati a tal punto che dopo l'esproprio del 1823 da parte dello Stato (Regno Borbone due Sicilie) , il sovrano li fece radere completamente al suolo perchè pericolosi x la truppa di stanza nel cstrum.Come si nota nella splendida foto uno dei pochi cespiti salvati è l'antichissima Cappella della Libera di jus patronato dei Calosirti ( famiglia del 1000, quella del nostro Santo Patrono), dunque ultima parrocchia che con la cattedrale raccoglievano gli ultimi abitanti ''o paesani'' , in un castello già in abbandono da fine 700 , per il piu' comodo borgo e l'isola stessa Oggi sapientemente restaurata con la canonica a sua pertinenza, venne profanata dopo il bombardamento anglo - borbonico del 24 giugno 1809, quando sull'isolotto ci fu un vuoto di potere. Oggi nella Chiesa Cattedrale ad Ischia Ponte si ammira la bellissima e veneratissima tavola trecentesca ''della Libera''salvata a suo tempo (1809) e proveniente dall'altar maggiore della sopracitata cappella della Libera . Circa il pianoro ''n'du' chiano''fu anticamente adibito a terreno agricolo , famoso x una particolare qualità di fichi.Foto bellissima di Pino della Ragione.

TORRE DI S.ANNA, LA TORRE DI AVVISTAMENTO CHE HA PRESO TANTI NOMI

''Vecchia immagine'' della ''Torre di Sant'Anna'', cosi' come si presentava nel 1973, all'epoca in parte abitata dalla famiglia Mazzella, alis ''Prchiuttiell'' che coltivavano sapientemente i terreni circostanti, insieme alla famiglia del capitano Costanzo Massa che l'abitava nella bella stagione.Arrivare alla torre nn era facile, o dalla settecentesaca Cappella del Carmine degli Scoti( località La Cappella) o dal borgo di Ponte attraverso l'erta meravigliosa del Soronzano che s'immetteva nella lunga discesa di Via Vecchia S. Anna, costeggiando il ''Camposanto dei colerosi'', la quattocentesca Chiesetta di S. Anna , ed il viottolo a picco sul mare che s' immetteva ulteriormente sulla corte antistante l'imponente edificio dove sotto la rinascimental rampa che fu, vi trovavano ricovero conigli e gallinelle.Altri antichi manufatti ospitavano altri sereni animali da cortile con l'attrezzatissima cantina e palmentum. Con pochi passi si raggiungevano i sottostanti scogli di S. Anna dove con un vecchio schioppo ad avancarica potevi addirittura sparare grossi cefali che si beavano in un prato di poesidonia , dopo ovviamente che il barcone dei Seminaristi s'avviava a remi verso il borgo.NN esisteva pubblica illuminazione , lumi a petrolio, acetilene, candele e ''o cstariell ad olio'' o dalla primavera alla fine dell'estate ci pensava la luna piena ad illuminare il tratto torre-borgo.Nel 1963 la ''Via nova'' , Via Nuova Cartaromana, voluta dalla Provincia porto'l'urbanizzazione ed i servizi e dunque il facile accesso alla torre di don Giovanni di Ghevara Dux di Bovino per noi sempre ''Torre di S. Anna'' o se preferite ''abbascio S. Anna.Foto condivisa da Gianni Di Meglio Ischia Antica.

LUCA MAZZELLA CI FA CONOSCERE PARTE DELLA NOSTRA STORIA

Meraviglioso scatto condiviso dalla pag fb La nostra Ischia.Il versante di ponente dell'antica ''Ischia Civitas'', in alto a sinistra la parte terminale della reggia che in diverse opere tardo settecentesche si presenta con ampie finestre , balconata e merli talvolta con un grande bandierone.Un tempo vi si accedeva attraverso un ponte elevatoio aperto verso Vivara il cui fossato era il baratro nel vuoto di oltre 100 mt , mentre il fossato lato interno era ''il controfosso'' un tempo gloriosa ed ultima difesa, poi lustri e lustri fa il buon colono ''comandava'' un Reggimento di innocui coniglietti allevati nelle ''cajole''al ''controfosso'' al riparo dei rigori che nei giorni di tempesta sferzavano l'antico regal palazzo. ''Conigli e fichi'' del Castello erano molto apprezzati , quest'ultimi crescevano ''ndu' chiano'', l'ampio pianoro di levante , ove un tempo c'era il ''quartiere di San Cristoforo''la zona IN dell'isolotto.( danneggiato negli scontri del 1809 e distrutto x sicurezza tra il 1823/25). Il compianto avvocato Ernesto Nicola Mattera proprietario , generosamente dava la possibilità di raccogliere i buoni fichi gratuitamente ed a josa.A destra della Reggia dopo il ''controfosso'' l'alto muro delle ''donne monache'' circondava l'hortus conclusus del Venerabile Monasterium di Santa Maria della Consolazione'', di cinquecentesca memoria di quel che fu ''la grande Casa dei d'Avalos''.A seguire la bella cupola della Chiesa dell'Immacolata , costruita dalle monache nella metà del 700, tra difficoltà burocratiche e spese edili smodate tale da condurre in bancarotta il monasterium che si risollevo' con l'aiuto del Marchese Lanfreschi di Bellarena ( la cui figlia era la Superiora ) , il Protomedico Archiatra dei Sovrani : Francesco Buonocore che peroro' ai Sovrani , il forte stato di indigenza dell'illustre Claustro ottenendo aiuti.Le grandi arcate sostengono un 'ampio terrazzo sul quale s'affacciavano le celle ed al piano terra il grande refettorio con le cucine ed i forni completavano la struttura monasteriale. P. s , sull' isolotto esistevano due chiese dedicate all'Immacolata , la prima di cui abbiamo parlato e la seconda nella Cappella Palatina della Reggia, a servizio dei Sovrani , poi con la decadenza e trasformazione a casa del governatore , poi caserma e carcere...per ''il comodo della truppa'', il cappellano era un canonico della Cattedrale dell'isolotto.

IN DISUSO DA OLTRE SEICENTO ANNI, E' ANCORA BEN VISIBILE SULLA ROCCIA DEL CASTELLO

''Escalera falsa'', cosi appellata durante il ''Periodo Viceregnale Hispanico''nel tardo 500 . Per i nativi ''a Scala faveza'', la scala falsa, una formidabile opera di ingegneria che con gli arditi tornanti a strapiombo sul mare s'inerpica per oltre 100 mt , s.l.m. La struttura sfrutta l'orografia rocciosa, di natura trachitica tra rampe in muratura e roccia collegando ''il castra bizantino'' poi ''castrum medioevale''poi '' reggia '' in seguito'' sede del governatore'' ...''caserma e carcere''...insomma il cosidetto ''Maschio'' , con il mare. La suddetta scala è riportata in diverse rappresentazioni cartografiche e plano altimetriche anche antiche, cosi' pure in diversi antichi scritti .Appellandola : ''falsa , fauza e secreta''per la sua natura mimetica tra spuntoni rocciosi ed arbusti. La bella foto della Scala fauza del Castello di Ischia e dell'amico Benedetto Valentino.

NEL BOSCO DELLA FALANGA c' è un vero e proprio VILLAGGIO ABBANDONATO

NEL BOSCO DELLA FALANGA c' è un vero e proprio VILLAGGIO ABBANDONATO situato a pochi passi dal Monte Epomeo. La zona è caratterizzata da diverse case nel tufo verde, le cosiddette case di pietra, che costellano i sentieri che conducono alla cima più alta dell’isola. Le abitazioni furono costruite con delle grosse pietre verdi e per realizzare le stanze, si usava scavare all’interno delle stesse, creando appunto vari ambienti distinti tra loro.

La “colonna infame”: la storia della punizione più vergognosa di Napoli

na colonna bianca di marmo chiamata, dai contemporanei, la “colonna infame della vicaria”, ove veniva esplicata un’usanza molto particolare. Quando un uomo non era in grado di onorare un debito, egli veniva costretto a salire sulla cima di questa colonna, abbassare i calzoni, e mostrare le natiche alla folla divertita. L’umiliazione, però, non poteva ancora ritenersi conclusa. Subito dopo essersi denudato, infatti, il malcapitato doveva pronunciare l’espressione: “Cedo bonis” che letteralmente significa “svendo tutti i miei beni”. Tale pratica, oltre a ridicolizzare lo sciagurato, era importante per convincere i creditori del fatto che il debitore si sarebbe impegnato attivamente a regolare, nel più breve tempo possibile, la propria situazione. Il tutto avveniva in uno scenario, a dir poco, macabro e surreale tra condannati che aspettavano di essere giustiziati, prigionieri in catene e teste mozzate esposte come monito per scoraggiare tutti coloro i quali avessero voluto macchiarsi con un crimine. Secondo la tradizione proprio da questa usanza dovrebbe derivare l’imprecazione tipicamente partenopea “mannaggia ‘a culonna ‘nfame”.

campanile dello spirito santo, la sua storia (Luca Mazzella)

...Nel 1613...nel 1614...i rispettabili ''compadroni'' o amministratori della venerabile Chiesa Spirito Santo Paraclito ( Tempio della confraternita laicale: de terrazzani, putecari , pescatori et gente de mare) in ''Burgo Celsae'' (Ischia Ponte), chiesero al ''Parlamento de città'' ( Comune) di poter edificare un campanile per la loro chiesa...un poco poco de terra per lo bascio dello campanaro...''La citta' d'Ischia '' concesse l'autorizzazione a condizione '' che in tempo di inimici'', il novello campanile fosse armato di artiglieria e uomini. La torre fu impiantata a qualche metro da ''Porta Martello'' che contenuta tra due baluardi s'apriva verso ovest su un 'ampio spazio che poi dall'attuale chiesa , sarà occupato dai palazzi gentilizi che tutt'ora s'affacciano su via Luigi Mazzella. La costruzione determinerà una lunga lite con il dirimpettaio Monasterium Agostiniano che con l'alta torre dello Spirito Santo vedeva una diminuzione della sua privacy.Recentemente un ottimo restauro eseguito dal ''magister muratoruis'' Gennaro Stilla ha riportato alla luce dopo secoli il bellissimo basamento a scarpa in pietra di cartaromana, piu' antiche aperture ...la copertura a pera con riggiole napoletane ''giallo verdi'' è stata restaurata e la storica bandieruola rifatta sull'esatto disegno di quella precedente che da tempo immemore aiuta alla gente di mare a prevedere il meteo...e gli umori popolari...''quando qualche borgataro è incostante'' si recita : si comma a bannera du spiritussanto...Bellissima foto di Antonio Di Manso.

QUANDO SAN GIOVAN GIUSEPPE PERSE IL SUO BASTONE NELLA CONFUSIONE DEL MIRACOLO DI SAN GENNARO

...Una moltitudine di popolo si reco', come tradizione presso il Duomo di Napoli per assistere alla Santa Liquefazione del Sangue...sua Paternità frà Giovan Giuseppe, Provinciale degli Alcantarini Francescani vecchio ed acciaccato x le continue privazioni calo' da Santa Lucia al Monte, rifiutando passaggi in lussuose e baroccheggianti carrozze splendidamente indorate, portantine ...mule...è gia' ...perchè egli era nobile di nascita , Provinciale dell' ordine degli Alcantarini ed accreditatissimo a corte dunque per Napoli nn passava inosservato.Di soppiatto con l'esile bastoncino giunse finalmente davanti al maestoso e gotico prospetto del Duomo, ma la piccola figura sospinta dall'immensa fiumana perse il bastoncino indispensabile sostegno e compagno, temendo di dover ricorrere ad un comodo passaggio (per mortificarsi) , dopo aver assistito al miracolo mestamente si accomodo' sul sagrato...pensando : San Gennaro mio...come faccio a ritornare a casa senza il mio bastone? Fu cosi che tantissimi testimoni videro il bastoncino volteggiare sulla folla e posarsi nell'ossuta mano del Santo Frate.Oggi questo storico evento è ricordato come il ''Miracolo del bastone''. ( Luca Mazzella )

Interno della ''Cappellina di San Pancrazio''presso l'omonimo promontorio

Interno della ''Cappellina di San Pancrazio''presso l'omonimo promontorio e punta , luogo ameno e quasi inaccessibile per l'asprezza del territorio a meridione della nostra isola. Il culto del Santo , in zona è antico , poichè già presente nella cartografia isclana del XVI , sec come la prestigiosa Carta del geografo della ''Santa Sede'' : Mario Cartaro a corredo del famosissimo volume ''De Rimedi Naturali che Hoggi sono nell Isola di Ischia detta Pithecusa'', che ne descrive anche il sito. Anticamente la zona era di proprietà della famiglia Calosirto ( fam del nostro Santo Patrono) ivi mori'in odore di Santità don Scipione Calosirto ''scacerdote'' , fratello del nostro Santo , ritiratosi in quella proprietà agli inizi del 700, per sfuggire ''ai rumori del mondo''.L'odierna cappellina fu costruita da un gruppo di Marinai della Milmart di stanza durante il secondo conflitto in qualità di vedette e difesa della costa , a devozione e decoro dell'antica statuina , poichè l'antica cappellina era dimessa e crollata.La foto è dell amico Nunzio Pascale condivisa da Troppo bello Essere dell'Isola di Ischia.